Oggi siamo con Daniele Francescon, Co-Founder di Serenis, la startup che offre un servizio di consulenza professionale di psicoterapia online.
Buongiorno Daniele! Per noi è un piacere confrontarci con te su un argomento che riteniamo così importante come il “benessere digitale”, in azienda e non solo.
Anche se nel digitale ci lavoriamo otto ore al giorno, vorremmo aiutare clienti e colleghi a sviluppare una maggiore consapevolezza del suo utilizzo e del suo impatto sul nostro benessere.
D-Vuoi dirci due parole su di te e presentarci Serenis, l’azienda che hai contribuito a fondare?
“Ciao! Sono Daniele e la mia storia inizia con un periodo di circa 6 anni in consulenza che, dopo una breve parentesi in una grande corporate italiana, mi porterà a co-fondare NeN e Serenis. Serenis è un centro medico autorizzato il cui obiettivo è rendere accessibile il benessere mentale: la piattaforma digitale offre la possibilità di prenotare e svolgere sedute di psicoterapia, coaching, sessuologia, nutrizione e visite psichiatriche.”
D-Caro Daniele, possiamo dire che ormai i nostri smartphone ci seguono ovunque… persino in bagno!” Come possiamo stabilire dei confini sani con la tecnologia senza sentirci in colpa?
“È importante prendere consapevolezza di questa dinamica che potrebbe sfociare in una dipendenza da smartphone. Il mio consiglio è di iniziare a lasciarlo fuori da stanze come il bagno o la camera da letto, anche se all’inizio non sarà per niente facile.
In ogni caso, se il bisogno di averlo sempre con sé sfocia in una dipendenza, consiglierei di contattare uno psicologo. Darebbe certamente dei consigli migliori dei miei e potrebbe fornire gli strumenti necessari per imparare a mettere i confini di cui il nostro benessere psicofisico ha bisogno.”
D-I colleghi in ufficio sembrano essere in una “relazione seria” (forse troppo, ndr) con le proprie caselle e-mail. Quali strategie adottare per promuovere un ‘digital detox’ in ufficio, senza scatenare una rivolta e senza perdere efficacia verso i clienti?
“Il digital detox in azienda è un concetto complicato, specie per chi lavora nel digitale. Mi vengono in mente strategie che, dopo aver lavorato in realtà poco attente al benessere dei dipendenti, ho cercato di adottare, come impostare degli orari di risposta alle e-mail dei clienti e dei collaboratori, o fare degli incontri periodici faccia a faccia (anche in video) per le comunicazioni aziendali. Oggi esistono tools, come Slack, che permettono di ritardare l’invio di e-mail e messaggi, aiutando ad avere uno stile di lavoro più flessibile.
Questo consente alle persone di gestire le proprie giornate come meglio credono, perché non è detto che tutti siano più produttivi e felici a lavorare dalle 09.00 alle 18.00.”
D-Le notifiche dei social media sembrano avere un effetto ipnotico su tutti noi. Ci sono tecniche per resistere a questa ‘sirena digitale’ senza dover ricorrere al sequestro degli smartphone?
“Al giorno d’oggi è diventato molto importante gestire al meglio le notifiche, confinando la loro lettura a momenti precisi della giornata, e filtrandole per importanza, per evitare di guardarle in modo compulsivo.
Nel mio caso specifico cerco di ritagliarmi uno spazio di almeno 90 minuti ogni giorno in cui disattivo le notifiche per potermi dedicare in modo produttivo al mio lavoro, la stessa cosa faccio dopo le 22 di sera.
La notizia positiva in questo caso è che i nuovi dispositivi e i nuovi sistemi operativi hanno modi molto articolati di gestire le notifiche per esempio permettendo di filtrare quelle molto importanti come potrebbe essere nel mio caso una telefonata di mia moglie o della scuola dove stanno i miei figli.”
D-Anche fuori dagli orari di ufficio, ormai, ci sentiamo in colpa nel non rispondere immediatamente ai messaggi di lavoro. Come possiamo gestire questa ‘FOMO professionale’ senza sembrare professionisti disinteressati?
“Stabilendo dei confini chiari con i colleghi e i superiori e imparando a rivalutare l’importanza dei messaggi, dando priorità a quelli davvero importanti. È necessario, per ogni professionista, trovare un equilibrio tra la reattività e il proprio benessere. Però queste indicazioni, per essere efficaci, dovrebbero arrivare dai vertici delle aziende: per fortuna negli ultimi anni, all’interno delle imprese italiane, sta prendendo piede un trend crescente di cultura del benessere aziendale. Se non sapete di cosa sto parlando, vi consiglio la lettura della nostra guida per HR, che spiega come accrescere il benessere aziendale.”
D-Veniamo all’argomento mainstream un po’ in tutti i mercati. Ti avvisiamo che questa sarà la classica domanda da cento milioni di dollari… Parliamo di Intelligenza Artificiale.
A partire da Microsoft, tutti sono convinti che, già da 2 anni, sia iniziata la seconda rivoluzione del web, quella legata all’IA. Come possiamo fare perché questa tecnologia ci affianchi al meglio per amplificare le nostre capacità, senza cadere nella tentazione di farci sostituire il più possibile dall’algoritmo?
“L’IA è sicuramente uno strumento interessante che può essere impiegato per automatizzare vari compiti. È fondamentale però ricordare l’unicità di caratteristiche umane come l’empatia, l’intelligenza emotiva e la creatività, che non possono essere sostituite da una macchina.
Ma è necessario rimanere curiosi e flessibili: solo così possiamo renderci protagonisti attivi del cambiamento. In Serenis abbiamo iniziato a integrare l’IA in diversi processi, ma sostituire il sostegno che uno psicoterapeuta può dare come persona è impensabile nell’immediato futuro. L’IA può fare molte cose: ma la tutela del benessere psicofisico delle persone è troppo importante per essere affidata a una macchina.”
Grazie mille, Daniele, per aver condiviso la tua visione su come gestire il nostro rapporto con la tecnologia e l’importanza di mantenere un equilibrio tra vita digitale e benessere personale. I tuoi consigli pratici per stabilire confini sani e promuovere un approccio consapevole all’uso della tecnologia sono estremamente utili, sia per chi lavora nel digitale sia per chiunque desideri migliorare la propria qualità di vita. È chiaro che il benessere, digitale o meno, inizia con la consapevolezza e la volontà di fare scelte più equilibrate.